Autunno. L'autunno in Maremma è quando il freddo diventa tagliente, le nuvole scendono a ricoprire le colline costellate dai paesi e si fondono con la nebbia che risale dalle vallate.
A volte piove e dal cielo scende un grande manto colorato: le foglie gialle e arancio dell'acero campestre, quelle gialle e porpora degli ornelli, quelle dorate dei castagni..
E in un attimo salta alla mente un'altra parola: Castagna.
Dolcissime: ballotte, bollite in acqua e sale insieme al finocchio selvatico, o le caldarroste, brice, castrate, bruciate... cotte nelle tradizionali padelle forate.
Le castagne, in Maremma, si utilizzano nella preparazione di dolci, marmellate e confetture, farina con cui preparare il castagnaccio e la polenta o per gustarle secche tutto l'anno.
E ci vengono in mente i nonni con i quali fin da piccoli imparavamo ad incidere le castagne prima di metterle a cuocere nel caminetto nella padella con i fori e trasformarle in caldarroste. Lo scoppiettare delle castagne mal castrate e lo scricchiolio nel panno per facilitare la fuoriuscita del frutto, ma anche un pò per ripetere un gesto quasi sacro, parte della tradizione.
La distribuzione uno per uno fino a finirle e le mani inesperte che si tingevano della fuliggine ed i grandi che ci regalavano come veri e propri doni le castagne giù sbucciate, grosse, calde calde, pronte da mangiare , senza dimenticare di ringraziare il cielo per questo frutto prezioso.
Tutto questo è racchiuso nel riccio della castagna per il popolo della Maremma.
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